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Venchiarezza

Io sono Luca.
Io faccio vino e olio.
Io sono bio.

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02. Io, bio. Dentro ogni acino conservo la voce di questa terra.

Tutti sappiamo che il nostro benessere è strettamente legato all’alimentazione: “siamo quello che mangiamo e beviamo”, dice il saggio. Ma forse ce lo siamo dimenticati: si è andati oltre. Se reimpariamo quali sono le cose buone, possiamo farne cultura e riappropriarci del nostro corpo e della nostra salute: scopriremo che le cose buone non costano più di quelle cattive. E ci faremo guidare dalla ricerca di autenticità.

Venchiarezza

02. Io, bio. Dentro ogni acino conservo la voce di questa terra.

Tutti sappiamo che il nostro benessere è strettamente legato all’alimentazione: “siamo quello che mangiamo e beviamo”, dice il saggio. Ma forse ce lo siamo dimenticati: si è andati oltre. Se reimpariamo quali sono le cose buone, possiamo farne cultura e riappropriarci del nostro corpo e della nostra salute: scopriremo che le cose buone non costano più di quelle cattive. E ci faremo guidare dalla ricerca di autenticità.

Venchiarezza

03. Io v’olio.

Prima c’è l’ulivo, un monumento sempreverde. È un albero arcaico: basta guardarlo, il fruscio delle sue fronde si porta dentro il Mediterraneo. Poi arriva il frutto, l’oliva, con la sua croccantezza.
E poi, alla fine, arriva l’olio: fragrante e nobile, generoso con pesci e carni, e con le verdure di un orto ritrovato.

Di ulivi ne ho piantati, e continuo a piantarli. Li cresco ostinatamente, come è nel mio carattere. Ho scelto le cultivar Bianchera, Gorgazzo, Savorgnana, che si sono ottimamente ambientati in questa terra dove i venti da nord e nord est si alternano costantemente all’aria più calda proveniente dall’Adriatico. Questi ulivi sani, nodosi e fieri, oggi disegnano una parte importante del mio paesaggio, accanto alle viti. Lavorarli è faticoso, data la loro crescita lenta, le attese sono interminabili, e c’è sempre l’incertezza del clima. Ma allevare ulivi e vederli crescere è un gesto antico: l’olio, devi proprio volerlo.

Sarà per questo che l’ho chiamato “v’olio”.

03. Io v’olio.

Prima c’è l’ulivo, un monumento sempreverde. È un albero arcaico: basta guardarlo, il fruscio delle sue fronde si porta dentro il Mediterraneo. Poi arriva il frutto, l’oliva, con la sua croccantezza.
E poi, alla fine, arriva l’olio: fragrante e nobile, generoso con pesci e carni, e con le verdure di un orto ritrovato.

Di ulivi ne ho piantati, e continuo a piantarli. Li cresco ostinatamente, come è nel mio carattere. Ho scelto le cultivar Bianchera, Gorgazzo, Savorgnana, che si sono ottimamente ambientati in questa terra dove i venti da nord e nord est si alternano costantemente all’aria più calda proveniente dall’Adriatico. Questi ulivi sani, nodosi e fieri, oggi disegnano una parte importante del mio paesaggio, accanto alle viti. Lavorarli è faticoso, data la loro crescita lenta, le attese sono interminabili, e c’è sempre l’incertezza del clima. Ma allevare ulivi e vederli crescere è un gesto antico: l’olio, devi proprio volerlo.

Sarà per questo che l’ho chiamato “v’olio”.



AZIENDA AGRICOLA VENCHIAREZZA DI LUCA CAPORALE - VIA UDINE 100 - 33043 - CIVIDALE DEL FRIULI (UD) - PARTITA IVA: 02424470306
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