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Venchiarezza
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Pochi campi, rari vini,
tanta fatica.

Agli inizi del ‘900, il mio bisnonno Antonio, dedito all’agricoltura, decide di mettere le radici della sua piccola azienda di famiglia. Pochi campi, tanta fatica, poche uve, rari vini. Ma anche altro, perché bisognava viverci: in quel periodo, quasi tutte le aziende agricole coltivavano anche frutta, cereali, oltre ad allevare bachi da seta, ghiotti delle foglie dei gelsi che intestavano i filari e delimitavano i campi. Lui si dà da fare, alleva anche qualche bovino in tempi in cui il latte è un lusso.

Aggiungere al nostro organismo fitofarmaci sintetici non è sano per niente. Biologico quindi, ha strettamente a che fare con la salute. Chi lavora con me, consuma abitualmente il mio vino e vive tutto l’anno in mezzo a questi vigneti. Noi, qui, abbiamo scelto una vita sana.

Venchiarezza

Guido.
Che forse era Archimede.

Negli anni 50 gli succede Guido, che capisce le potenzialità del territorio per la vera viticoltura, e si specializza nella produzione di vino, costruendo una nuova cantina. È ingegnoso, visionario,  e guarda avanti: è il primo in zona a costruire un macchinario per diraspare le uve, e grazie a quello, che priva le uve rosse del raspo prima della vinificazione, riesce già a distinguersi perché produce vini privi di sapori amari e vegetali. 

Venchiarezza

Il frutto ultimo.
Io.

Io mi chiamo Luca. Sono il frutto più giovane. Ho trascorso l’infanzia fra vigneti e cantina, assieme al nonno Guido. Succede che mi innamoro del mondo del vino. Frequento le scuole giuste per la mia passione e, terminati gli studi, mi provo.  Dopo varie esperienze fuori, riavvio l’azienda di famiglia, alle porte di Cividale del Friuli, in località Venchiarezza. La prima scelta che faccio è l’agricoltura biologica. Una vocazione seria: convertiti i terreni, mantengo questa filosofia, ininterrotta negli anni, dimostrando la resilienza dei vigneti storici. 

Dalla selezione massale
alla mia Vigna del Tempo.

Nel 2004, do vita al progetto “Vigna del Tempo”: recupero le gemme da vigne con oltre mezzo secolo di vita, con le quali vengono innestate le barbatelle per i primi vigneti da “selezione massale”. Le antiche viti non selezionate sono radicate nel territorio e sono l’espressione di un una genetica autentica. Questa identità va oltre il tempo, passando soprattutto per le varietà autoctone Tocai Friulano e Refosco dal Peduncolo Rosso. Visti gli straordinari risultati, decido di piantare tutti i nostri nuovi vigneti non più con barbatelle da selezione clonale, ma da selezione massale. Fa una bella differenza. Tanto per cominciare, è il dna del mio vino.

Grazie alla selezione massale, le varie annate Venchiarezza esprimono un preciso stile: vini fini ed eleganti, generosi di sapori, piacevolmente aromatici. Lavorare sodo insegna parecchio. Il corredo genetico del monovitigno indigeno di Schioppettino è tutto lì dentro. 



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